8/19/2016
Una domanda da porci
Qualche giorno fa, prima di scrivere ai soliti nazivegani il tradizionale ''ognuno dovrebbe essere libero di mangiare ciò che vuole'', mi sono chiesto: uccidere animali per ricavarne cibo è un'azione moralmente sostenibile?
8/18/2016
Un mondo dimenticato
Fin dalle elementari ci siamo sentiti dire che leggere è
importante perché ci aiuta ad imparare cose nuove, accende nuove idee, ci
consente di pensare in maniera differente guardando la realtà da un’altra
prospettiva, ci fa uscire dagli schemi e dai modelli prestabiliti della nostra
vita. Tutte cose verissime, sia chiaro, ma che se ripetute per anni, magari ad
una persona che considera la lettura importante quanto un bagnino ai mondiali di nuoto, può portare ad avere in odio ed evitare accuratamente qualsiasi
oggetto cartaceo abbia più di cento pagine e meno di 70 figure.
Sogno e realtà, illusione e ragione
Diventare ricco; trovare un bel lavoro; comprare una bella casa; fare carriera; avere successo; diventare famoso; uscire con la ragazza strafiga che abita alla porta accanto; vivere di propria arte grazie al nostro talento; girare il mondo; arrivare alla fine della propria vita e poter dire di averla vissuta degnamente; oppure, come diceva David Bowie, diventare eroi anche per un solo giorno.
8/11/2016
Non so di non sapere
Quando si parla della società contemporanea, sovente si utilizzano epiteti ricorrenti: è una
società digitale, online, tecnologica, interconnessa, postmaterialistica,
globalizzata.
La maggior parte di essi fa riferimento o si collega all’invenzione
che più di tutte, da alcuni anni a questa parte, ha radicalmente ed
inesorabilmente rivoluzionato le nostre vite.
Internet.
E con internet è iniziata quella che potrebbe essere definibile
come la massima rivoluzione nel campo dell’informazione.
Non più vincolata da legami terreni, l’informazione digitale
è in grado di essere registrata, copiata, inviata e letta in un attimo, da
qualsiasi persona disponga di una connessione internet, in qualsiasi parte del
mondo.
“L’informazione digitale è diversa. […]
Essa segna un cambiamento da tutto ciò che conoscevamo prima, perchè possiede una combinazione unica di proprietà fisiche che non ha nessun’altra forma di informazione.”
Sta cambiando la nostra percezione dell’identità ultima del
singolo,riplasmando la società, modificando i nostri comportamenti verso gli
altri, facendoci dipendere sempre di più dal mondo online.
I dispositivi digitali sono prepotentemente diventati parte
integrante della nostra esistenza, indispensabili quanto i nostri occhi e le
nostre orecchie.
L’importanza di internet è aumentata esponenzialmente, ma
proprio per via di questo potere, bisogna cercare di capire non solo come l’informazione
digitale possa essere usata, ma anche quali cattivi usi se ne possono fare.
“Portiamo la
democrazia nel sapere”
“La conoscenza è intrinsecamente antidemocratica. È elitaria. Non è soggetta al volere della maggioranza, meno che mai ai capricci della massa. I fatti non sono meno veri quando impopolari - e spesso i fatti che la maggioranza si rifiuta di accettare sono proprio quelli più importanti.”
Appena si pronunciano di seguito le parole “disinformazione”
ed “Internet”, per qualche strano processo di associazione neuro-uditiva non
ancora approvato dalla comunità scientifica, potrebbe comparirvi davanti agli
occhi il logo di Wikipedia. Se ciò si verifica, consultate un medico perché
soffrite di allucinazioni.
Fatto? Bene, ora che abbiamo tutti la coscienza pulita,
potete continuare la lettura.
Tutti hanno utilizzato nella loro vita, almeno una volta,
Wikipedia: secondo la maggior parte delle statistiche è il quinto sito web più
visitato al mondo.
A differenza di una normale enciclopedia cartacea, Wikipedia
non necessita di nuove edizioni ogni tot anni per aggiornare le proprie voci:
essa viene continuamente corretta e rivista da volontari di tutto il mondo.
Ogni singola parola di Wikipedia potrebbe essere cambiata in
qualsiasi momento.
Ed è proprio questo che rende questo simpatico sito un vero
e proprio paradosso dell’informazione digitale: sebbene sia praticamente
impossibile eliminare del tutto una pagina di Wikipedia , non esiste nulla che
renda una versione più autorevole dell’altra: chi è davvero esperto di un
argomento non è più importante di chi vuole alterare liberamente le
informazioni seguendo un secondo fine.
Va da sé che creare una pagina su Wikipedia contenente una
bufala diventa un atto straordinariamente semplice.
Al contrario, tutto questo non significa affatto che le
pagine della nota enciclopedia online non siano attendibili: lo sono più o meno
quanto quelle di un’enciclopedia cartacea, come ha dimostrato uno studio del
2005 che mise a confronto delle notizie provenienti da Wikipedia e quelle dell’Encyclopaedia Britannica scoprendo che
quest’ultima se la cavava solo leggermente meglio.
Nonostante la facilità di modifica dei suoi contenuti,
Wikipedia riesce comunque a presentare fatti validi ed utili grazie ad un
sistema di risoluzione alle cosiddette
“guerre di modifiche” ed alla
presenza di un collegio di conciliazione (mediation
committee) e di un collegio arbitrale (arbitration
committee), che secondo il sito sono formati da contributori fidati ed
esperti.
Ecco perchè è sbagliato estremizzare le opinioni: dire che
non è giusto usare Wikipedia perchè fonte di disinformazione è errato quanto considerarla
come la massima fonte di sapere esistente.
Il peso di una bugia
Il 24 giugno 2016, indipendentemente da come andrà a finire
la vicenda, verrà molto probabilmente ricordato nei libri di storia: è il
giorno nel quale è stato reso noto l’esito del referendum consultivo che
porterà, molto probabilmente, la Gran Bretagna a separarsi dall’Unione Europea
nel 2018.
Lasciando a persone più informate di me il compito di
analizzare nel dettaglio le conseguenze che porterà questa decisione, vorrei
soffermarmi in particolar modo sul perché tendo a classificare questo evento
come conseguenza, almeno in parte, di una disinformazione di massa.
Innanzitutto, è giusto sapere che il Regno Unito ha votato
spaccato in due, demograficamente e geograficamente.
Secondo una statistica rilevata dal sito britannico YouGov, l’opzione
“remain” era nettamente più popolare
nei cittadini sotto i 40 anni, mentre le votazioni pro-brexit, hanno avuto un
grande successo nella fascia degli “over 65”.
Un dato che fa riflettere:
di fatto, la “vecchia” generazione ha fatto una scelta che condizionerà
pesantemente il futuro della giovane,
perché di futuro si parla, dato che il progetto dell’uscita dall’UE stima di
portare i suoi benefici tra anni, del quale potrebbe non fare già più parte per
ovvie ragioni.
Un’altra divisione risiede nel livello di educazione dei
cittadini: in media, le persone con un livello educativo più avanzato hanno
votato per rimanere nell’Unione. La città
di Londra ha votato per rimanere, così come la Scozia e l’Irlanda del Nord; le
parti più rurali del paese per uscire.
Proprio le fasce con un livello di scolarizzazione meno
avanzato, come la classe operaia, hanno votato a favore del Brexit, principalmente
spinte dal pregiudizio che vedrebbe gli stranieri acquisire sempre maggiori
opportunità lavorative a discapito dei cittadini inglesi.
Paradossalmente, gli elettori di estrazione sociale umile
saranno proprio coloro che soffriranno maggiormente il distacco dall’Europa,
perché ciò comporta inevitabilmente un pesante rallentamento dell’economia
interna e di conseguenza una riduzione del numero di posti lavoro.
Lasciare che sia la maggioranza a decidere non è sempre una
buona idea.
Lo sarebbe se si mettesse a disposizione dei votanti una
documentazione ufficiale ed attendibile, redatta da persone competenti a
sostegno di entrambe le tesi.
La campagna politica è però, come tutti d’altronde sappiamo,
ben altra cosa.
La campagna “Leave” ha avuto successo proprio grazie
all’utilizzo di mezzi senza scrupoli, volti a convertire l’opinione comune e
poco informata che i problemi economici degli inglesi fossero da ricercare nel
contesto dell’immigrazione, facendo inoltre passare come un mucchio di stupidaggini
il punto di vista di numerosi esperti nel settore.
Uno dei raggiri più persuasivi e diabolici della campagna di
Farage è stata, senza ombra di dubbio, la questione dei 350 milioni di
sterline.
L’ormai ex leader dell’UKIP (United Kingdom Independence Party)
aveva infatti promesso ai cittadini che, se la Gran Bretagna avesse votato per
uscire dall’UE, avrebbe impiegato i famosi 350 milioni, che altro non sarebbero
se non le spese da elargire all’Unione settimanalmente, nel Servizio sanitario
nazionale.
Salvo poi rimangiarsi tutto in diretta nazionale a poche ore
dopo l’annuncio dell’esito del referendum, ovviamente.
“Non posso assicurare che quei soldi vengano effettivamente
spesi in questo modo. Fare questa promessa è stato un errore.” [Nigel Farage]
Di fatto un argomento economico che ha fatto guadagnare al
buon Nigel un sacco di voti, ma che si è rivelato totalmente infondato, anche
perché la cifra al netto è molto più bassa (erano circa 160 i milioni di sterline che la Gran
Bretagna versava settimanalmente nelle casse europee).
I “Leave” avrebbero ottenuto ugualmente una (seppur minima)
vittoria se la popolazione non fosse stata invogliata da questa allettante, ma
falsa, promessa?
Succo di barbabietola
per tutti
La lista delle vittime della disinformazione non finisce qui
e, purtroppo, non si parla più di vittime solo in senso figurato.
È questo il caso di Thabo Mbeki, ex presidente del sudafrica
che, nel corso del suo mandato dal 1999 al 2008 si è caparbiamente schierato
contro l’assunzione di farmaci contro l’HIV, come l’AZT.
Diventato un sincero credente delle tesi di Peter Duesberg, biologo
bandito dalla comunità scientifica a casa delle sue tesi false ed infondate, il
quale sostiene che l’AIDS sia causato dall’uso di droghe o farmaci, Mbeki mise
pubblicamente in dubbio che l’HIV provocasse l’AIDS e intraprese una politica
volta ad arrestare la vendita, anche le donazioni gratuite, ed il consumo di
farmaci contro la malattia, esaltando le proprietà curative di estratti di
barbabietola rossa, limone ed aglio.
Uno studio risalente al 2008 da parte del “Journal of
Acquired Immune Deficiency Syndromes” stimò
che più di trecentomila persone avessero perso la vita a causa del divieto
imposto da Mbeki di assumere farmaci contro l’AIDS.
La cosa più incredibile è che su Google continuino ad
esistere siti contenenti letteratura negazionista sull’HIV, ovviamente
accessibili a chiunque.
Questi sono solo alcuni esempi di tutte le conseguenze alle
quali può portare un’informazione errata.
È strano pensare di come, pur avendo a disposizione la più
grande fonte di sapere mai esistita in formato tascabile ed universalmente
consultabile, si riesca ugualmente a provocare, volontariamente o meno,
grandissimi casini.
Forse la causa di questa disinformazione è da ricercare nella
vastità e nell’universalità del Web, in quanto chiunque può svegliarsi al
mattino e decidere di aprire un blog dove scrive che la Seconda Guerra Mondiale
non è mai stata combattuta, che l’uomo non è mai arrivato sulla Luna oppure che
la nostra vita è condizionata da esseri umanoidi - rettiliani che si travestono
da persone comuni per non farsi riconoscere e portare il pianeta Terra alla
distruzione.
Al giorno d’oggi, chiunque può scrivere le proprie
personabilissime opinioni su Internet e troverà sempre altra gente che le
leggerà e gli darà retta.
Tuttavia, proprio perché si ha a disposizione questa enorme
cisterna d’informazioni, potenzialmente parlando, dobbiamo imparare a
documentarci correttamente, confrontando più fonti ufficiali ed attendibili e
non lasciandosi guidare dal primo sito che capita sotto il dito, dal giudizio
di amici/parenti guarda caso sempre massimi esperti in materia o dalle bufale
su Facebook, orientando le proprie opinioni in merito.
Imparare ad informarsi correttamente è un nostro dovere.
Trovo azzeccatissima la scelta dell' Oxford Dictionaries di insignire del titolo di "parola dell'anno 2016" il termine "post-truth", post-verità. Questo aggettivo è molto usato per descrivere un ambito politico che fa leva sull'aspetto emotivo delle persone, a discapito della loro reale conoscenza della politica, diffondendo fatti al limite della realtà e molte volte di vere e proprie bufale per screditare e danneggiare gli oppositori. Servendosi al tempo stesso della disinformazione della gente, che è molto più propensa a prendere per oro colato ogni sillaba proferita dal politico preferito, ma anche della facile trasmissibilità che un'informazione digitale possiede, possono facilmente orientare l'opinione pubblica come meglio credono.
Ecco perchè post-verità: una verità mascherata, celata dietro le righe di un post su un social network, ma al tempo stesso una voce della quale non si riesce più a distinguere l'appartenenza: è realtà o finzione?
Trovo azzeccatissima la scelta dell' Oxford Dictionaries di insignire del titolo di "parola dell'anno 2016" il termine "post-truth", post-verità. Questo aggettivo è molto usato per descrivere un ambito politico che fa leva sull'aspetto emotivo delle persone, a discapito della loro reale conoscenza della politica, diffondendo fatti al limite della realtà e molte volte di vere e proprie bufale per screditare e danneggiare gli oppositori. Servendosi al tempo stesso della disinformazione della gente, che è molto più propensa a prendere per oro colato ogni sillaba proferita dal politico preferito, ma anche della facile trasmissibilità che un'informazione digitale possiede, possono facilmente orientare l'opinione pubblica come meglio credono.
Ecco perchè post-verità: una verità mascherata, celata dietro le righe di un post su un social network, ma al tempo stesso una voce della quale non si riesce più a distinguere l'appartenenza: è realtà o finzione?
“L’informazione digitale ha un R0 incredibilmente alto, e questo significa che è difficile fermarla, dopo che è comparsa. Passa di persona in persona - persino tra individui molto lontani tra loro - a una velocità stupefacente, grazie alla sua alta trasmissibilità e all’alta interconnessione della società digitale. Una volta che prende il largo è quasi impossibile bloccarne la diffusione. È meraviglioso, ma solo se l’informazione è corretta e utile. Se invece è sbagliata, se altera in modo negativo i nostri cervelli, se ci fa commettere degli errori e pensare cose sbagliate, allora è un flagello. La cattiva informazione è una malattia che colpisce tutti noi - una malattia che è diventata incredibilmente potente grazie alla rivoluzione digitale. E non esiste un vaccino.” [Charles Seife - Le menzogne del web]
Barbarians
Chi è il più grande tiranno della storia del pianeta Terra?
Le prime scelte di molti di voi potrebbero ricadere su Hitler, Stalin, Napoleone o Guevara. Tutte risposte corrette, certo, ma se vi menzionassi invece nomi più "datati" come Cesare, Augusto, Caligola, il senato o, più in generale, i Romani?
Dialogo
Questo articolo sotto forma di dialogo è da considerarsi supplemento del precedente articolo Il fondo del lago.
8/07/2016
Perché odiamo la matematica?
Immaginate di prendere parte ad un corso d’arte dove l’unica
attività contemplata è dipingere un muro, null’altro, non vi
verranno mai mostrati i capolavori dei grandi maestri: un corso del
genere senza ombra di dubbio non farebbe di voi degli amanti d’arte.
Anzi, probabilmente contribuirebbe a farvela odiare.
7/12/2016
Un tuffo nel Paese delle Meraviglie
L'infanzia di tutti noi è sicuramente stata accompagnata dalle fiabe dei fratelli Grimm, di Italo Calvino o di Gianni Rodari, da Pinocchio di Carlo Collodi, Peter Pan di Matthew Barrie e chissà quanti altri racconti. Ma uno in particolare, mi riferisco qui alle Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, è nettamente meno popolare tra i bambini seppur considerato un racconto indirizzato a questi proprio come i sopra citati. Cerchiamo di capire il perché.
Quanto ci costa il Libero Arbitrio?
"Un intelletto che ad un determinato istante dovesse conoscere tutte le forze che mettono in moto la natura, e tutte le posizioni di tutti gli oggetti di cui la natura è composta, se questo intelletto fosse inoltre sufficientemente ampio da sottoporre questi dati ad analisi, esso racchiuderebbe in un'unica formula i movimenti dei corpi più grandi dell'universo e quelli degli atomi più piccoli; per un tale intelletto nulla sarebbe incerto ed il futuro proprio come il passato sarebbe evidente davanti ai suoi occhi" [Pierre-Simon Laplace]
Il fondo del lago
Dovete sapere che esiste un villaggio, lontano da ogni centro abitato, che sorge su di un lago così profondo che nessun uomo è mai riuscito a vederne il fondo. Gli strani abitanti di quello strano paesello, quando si trovano in balia della frustrazione, si recano al fantomatico lago e vi scagliano dentro una pietra con quanta più forza quanto più la frustrazione è grande credendo che con lo scomparire del sasso nel lago scompaiano anche i loro problemi.
Per caso un giorno un esploratore giunse in questo magico luogo e, osservando quegli ometti nel loro rituale di liberazione dai problemi così si espresse: "Folli! Davvero pensano di risolvere i loro problemi in questo stupido modo?". Inutile dire che la frase dell'esploratore è tanto vera quanto il fatto che nessun problema venne mai risolto lanciando sassi nel lago.
Inutile dire che la frase dell'esploratore è tanto vera quanto il fatto che nessun problema venne mai risolto lanciando sassi nel lago.
La frase finale del racconto unita all'insegnamento del "non condannare qualcosa a te estraneo" rappresenta perfettamente il nostro modo di comportarci se davvero entrassimo in quel villaggio. Probabilmente penseremo tutti alla stravaganza e alla futilità del rito del lancio della pietra, ma terremo ben nascosto questo nostro pensiero per non essere classificati come insensibili o irrispettosi nei confronti di una cultura estranea alla nostra.
Modifichiamo leggermente la storiella ora: mettiamo caso che il lago si trovi distante dal villaggio. Poniamo la distanza essere una decina di chilometri, la strada percorribile solo a piedi e passante per un bosco pieno di feroci animali di ogni tipo e, dulcis in fundo, la pietra, per essere idonea al rito possedere un peso maggiore ai cinque chilogrammi. È facile capire che questo rito seppur avente gli stessi fini del precedente è decisamente più pericoloso per chi lo pratica, in questo caso un intero villaggio. Una situazione del genere sicuramente porterebbe alla luce l'esistenza di questo rito e dei suoi pericoli, finalmente se ne parlerebbe apertamente senza problemi, cosa che prima non era possibile per via della tendenza a non condannare qualcosa a noi esterno. Questa tendenza è quindi superata se le culture a noi esterne possono causare danni alle persone che le praticano: diventa ora della massima importanza illuminare gli abitanti del villaggio su ciò che stanno facendo. Questo è accaduto nel caso di molte manifestazioni pericolose come ad esempio la Festa di san Firmino a Pamplona, in Spagna; chi partecipa a questa corsa folle inseguito da tori inferociti è a piena conoscenza dei rischi che, perdonatemi il gioco di parole, corre.
Ma, se come nella storia originale, le persone non corrono nessun rischio fisico nel lancio di sassi nel lago, che è situato esattamente dove questi abitano, tutti i rischi sembrano svaniti e il rito è approvato. E invece, se si scava un po' più a fondo in quel lago, si troverà che esso cela un altro pericolo. E infatti:
nessun problema venne mai risolto lanciando sassi nel lago.
Per quanto innocente possa sembrare scagliare pietre nel lago, per quanto effetto benefico questo atto possa esercitare sull'animo e la psiche, il rito rimane fondamentalmente sbagliato: il fine di questo è infatti solamente illudere gli abitanti del villaggio che i loro problemi siano stati risolti, ma quando questi si allontaneranno dal lago ecco che i loro problemi torneranno a galla come se nulla fosse. E di fatto nulla è stato: il rito è dannoso agli abitanti del villaggio perché li allontana dai loro problemi, che rimasti irrisolti a causa del rito stesso si abbatteranno sugli stessi abitanti con più furia.
Ovviamente noi non siamo così stupidi da praticare il pericoloso rito del lancio delle pietre nel lago: non siamo abitanti di quel villaggio, vero? No. Lo siamo più di quanto possiamo credere, per capirlo ci occorrerà solamente paragonare ogni elemento del racconto con qualcosa che ci riguarda direttamente.
Noi siamo gli abitanti
I loro problemi sono i nostri problemi
Il lago è dio, in ogni sua possibile forma
Il lancio delle pietre è l'atto di accettazione di un dogma religioso, qualsiasi esso sia
Prima di continuare permettetemi di aggiungere qua una breve annotazione sul perché la parola dio è stata scritta senza maiuscola iniziale: dio, come di fatto abbiamo detto del lago, è un problema; esso allontana i credenti dalla realtà delle cose e dal ragionamento logico. Per questi motivi, e per molti altri che non intendo scrivere, in questa pagina la parola dio sarà privata della sua maiuscola.
Messa in chiaro l'analogia che c'è tra il rito del lago e il concetto di dio, e successivamente di religione è necessario trarre la seguente osservazione: dio altro non è se non un lago dove lanciare le nostre pietre, uno strumento da utilizzare come cura alle nostre frustrazioni più profonde che hanno accompagnato l'umanità nei secoli oltre che ai singoli problemi. Da dove veniamo? Qual è il senso della vita? La morte è davvero la fine della nostra esistenza? Tramite il dogmatico concetto di dio possiamo rispondere a queste domande, ma a che prezzo?
Pur di curare la frustrazione del non poter rispondere a queste ed altre domande l'uomo si è abbassato al livello degli abitanti del nostro villaggio postulando l'esistenza di dio, che in parole semplici altro non è che scagliare il sasso nel lago. Non siamo mai riusciti a dimostrare con argomenti validi l'esistenza di dio o a dare una risposta a queste domande che sia accettabile universalmente: non possiamo ancora sapere, e forse non lo sapremo mai, perché siamo su questo mondo o quale sia il senso della vita e questo è frustrante, ne sono consapevole. Ma appunto per questo il concetto di dio è pericoloso e al tempo stesso attraente: perché ci salva dall'enorme frustrazione delle domande esistenziali offrendoci una soluzione dogmatica che è possibile accettare solo rinunciando all'uso del nostro intelletto personale.
"Non occorre altro che la libertà; e precisamente la più inoffensiva di tutte le libertà, quella cioè di fare pubblico uso della propria ragione in tutti i campi. Ma sento gridare da ogni parte: non ragionate!"
[I. Kant - Risposta alla domanda: che cos'è l'illuminismo?]
Bertrand Russell nei suoi saggi sulla religione concluse, proprio come abbiamo fatto noi ora, che l'adesione alla religione non è dettata da argomenti validi ma da fattori emotivi, specialmente la paura (che si estende dalla frustrazione delle domande esistenziali alla vita oltre la morte) da cui solo il libero uso dell'intelletto ha la capacita di emancipare l'uomo. I credenti, proprio come i partecipanti alla Festa di san Firmino hanno fatto con i loro rischi, devono rendersi conto che, per citare ancora una volta Russell: "è indesiderabile credere vera una proposizione quando non c'è alcun fondamento per supporre che sia realmente vera". I dogmi religiosi, come le pietre nel lago, sono quindi utili non tanto per rispondere alle domande esistenziali, ma quanto per aiutare chi ne ha bisogno (i religiosi) a curare la frustrazione che queste producono con verità dette tali, non essendo capace il credente di rimediare da sé tramite il proprio intelletto. Come nessuno toglierebbe mai a uno zoppo la sua gamba di legno, non dobbiamo togliere al religioso la sua dottrina; ma solo mostrargli ciò che realmente è: una gamba di legno per intelletti storpi o, per chiamare in causa Marx, "oppio dei popoli".
"Dio è morto! Dio resta morto! E noi l'abbiamo ucciso! Come potremmo sentirci a posto, noi assassini di tutti gli assassini? Nulla esisteva di più sacro e grande in tutto il mondo, ed ora è sanguinante sotto le nostre ginocchia: chi ci ripulirà dal sangue? Che acqua useremo per lavarci? Che festività di perdono, che sacro gioco dovremo inventarci? Non è forse la grandezza di questa morte troppo grande per noi? Non dovremmo forse diventare divinità semplicemente per esserne degni?"
[F. Nietzsche - La Gaia Scienza]
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