5/23/2017

Fenomenologia del Meme




Che cos'è un meme?
Con questo termine si intende un contenuto di evoluzione culturale che viene condiviso e si propaga, spesso imitando una situazione o un concetto "madre", diventando improvvisamente celebre o virale.


Il concetto ha origine nell'ambito di una visione biologico-evoluzionistica umana, all'interno del libro di Richard Dawkins, Il gene egoista, del 1976.
L'ipotesi di Dawkins è nata ricalcando l'approccio della genetica moderna, neodarwinista, all'evoluzione della vita, per ereditarietà, mutazione e selezione del “più adatto”.
Dawkins ha introdotto il termine meme per descrivere un'unità base dell'evoluzione culturale umana analoga al gene, unità base dell'evoluzione biologica, in base all'idea che il meccanismo di replica, mutazione e selezione si verifichi anche in ambito culturale. Così come in biologia, la presenza di questi elementi porta all'emergere spontaneo di effetti evolutivi, anche se per i memi questi si manifestano in senso diverso rispetto a quello biologico.
Dawkins descrive il meme come un'unità di informazione residente nel cervello. Si tratta di uno schema che può influenzare l'ambiente in cui si trova (attraverso l'azione degli uomini che lo portano) e si può propagare (attraverso la trasmissione culturale).
Una caratteristica fondamentale del meme è quella di venire diffuso per imitazione.
In questo contesto, imitare significa sostanzialmente importare informazione dall'ambiente nel proprio cervello tramite gli organi di senso. L'ambiente può essere inanimato o più spesso un altro essere umano, da cui l'informazione viene presa e ri-eseguita.
Dal momento che i memi si propagano per imitazione da un individuo ad un altro, essi non possono esistere senza cervelli sufficientemente sviluppati da discernere gli elementi fondamentali del comportamento da copiare (cosa copiare e perché) e da capirne i potenziali vantaggi.
Sia i geni che i memi possono sopravvivere più a lungo del singolo organismo che li reca in sé. Un gene utile può rimanere inalterato nel corredo genetico per centinaia di migliaia di anni. Un meme utile può propagarsi da un individuo ad un altro per tempi molto lunghi dopo la sua comparsa.
A differenza dei geni, il cui successo è legato alla sua utilità per la sopravvivenza dell'organismo che lo reca in sé, il successo di un meme è legato a fattori più sottili (quali la critica, la persuasione, la moda o la pressione del gruppo).

Il "meme" non è un'esclusiva della psicologia, del linguaggio o dell'evoluzione umana: quanti di voi, apena letta questa parola, l'hanno immediatamente associata ai cosiddetti "internet meme"?
Questi ultimi, anche chiamati "fenomeni della rete" o "contenuti virali", sono dei materiali (immagini, video, frasi, persone in carne ed ossa, si pensi a Chuck Norris) che presentano prevalentemente una componente umoristica o bizzarra.
I meme come forma di intrattenimento, o più genericamente di battuta, sono stati portati alla ribalta grazie ai cosiddetti  “imageboard”, ossia siti dedicati alla condivisione di immagini.
4chan è stato il principale esponente di questa categoria, riscuotendo un enorme successo e diventando la board più frequentata di internet grazie alla sua vastità di contenuti e all’assoluta libertà per quanto riguardava il materiale postato.
Tutto ciò, unito alla mancanza di censura e all’assoluto anonimato degli utenti, hanno reso possibile la creazione dei primissimi contenuti “virali” e dei primi internet meme.

Da cosa è composto un meme?
Nonostante l’eterogeneità dei generi, è possibile individuare tre basi su cui esso si poggia. 

1) Template: è una singola o l’insieme di più immagini (collage, fotomontaggio) o fotogrammi e costituisce “l’ambientazione” del meme. Il suo scopo è quello di enfatizzare, spiegare o integrare il concetto espresso dal testo.
L’utilizzo corretto di un template è fondamentale in quanto esso è ciò su cui si focalizza maggiormente l’attenzione delle persone che vedono per la prima volta il meme. 

2) Text: la battuta vera e propria, è inserita nel meme sotto forma di testo sovrapposto alla base (base = template)
Molte template hanno delle frasi stereotipate ad esse attribuite e che vengono strutturate in maniera differente.

3) Background: è la situazione alla quale il meme fa riferimento, il contesto da cui proviene la template (film, video, frasi ricorrenti di personaggi famosi …).  Un singolo background spesso è fonte di ispirazione di più meme.

Poche righe fa avevo parlato di eterogeneità dei meme non a caso.
Trattandosi di un fenomeno di intenet e di conseguenza appartenenti alla sfera del sociale, i meme hanno subito l’influsso di molteplici fattori (sottoculture della rete, diffusione dei social e del web, contesto storico…) che ne hanno condizionato l’evoluzione. 
Classificare tutti i meme esistenti sarebbe impossibile in quanto si tratta di un fenomeno dinamico, in continuo mutamento e che si arricchisce di nuovi elementi ogni giorno che passa . Si può tuttavia definire le maggiori categorie alle quali essi possono essere ricondotti.

I precursori 

Rage comic: tutti conoscono i rage comic, sono gli antenati dei meme moderni per eccellenza.
Caratterizzati dalla presenza di personaggi stilizzati, molti di essi erano più simili a fumetti che a meme, in quanto si andava creare una mini-storiella tra i protagonisti, una specie di barzelletta disegnata, per intenderci.
Nonostante il grande successo acquisito grazie alla loro duttilità e capacità di adattarsi a qualsiasi contesto, sono tuttora scarsamente utilizzati.
Esempi celebri: Troll Face, Cereal Guy, Rage Guy, Derp, Herp, Bitch Please.




Demotivational poster: i più fortunati tra gli “Anziani”, in quanto la loro idea di fondo è ancora largamente utilizzata(anche se rivisitata e con alcuni cambiamenti) da grandi page come TML, ScuolaZoo e Comix.
Questa categoria era una sorta di “dizionario”: il meme era composto da un Main Text, a caratteri cubitali, che presentava una parola ( ad esempio “Archievement”), la quale veniva definita da un Subtitle che, integrato all’enorme template, definiva il concetto succitato in maniera divertente. Il tutto era compreso in un’ampia cornice nera. 



Advice animals: Sfondi colorati cuneiformi e la testa di un cagnolino in sovraimpressione. Ecco la template di uno tra i più conosciuti Advice meme. A questa categoria possono essere ricondotti meme che al posto della bestia hanno una persona, ad esempio Bill O’Reilly o Ash Pedreiro, ma che mantengono l’elemento di fondo degli Advice, cioè lo sfondo.
Anche questi, come i rage, sono al giorno d’oggi scarsamente utilizzati, ma è ancora possibile trovare in giro alcuni superstiti di questa categoria, principalmente il Philosoraptor.
Esempi celebri: Advice Dog, Religion Pidgeon,Advice Homer, Philosoraptor, Bill O’Reilly.





Double Row 
Ovvero i meme che hanno cambiato i meme.
Come suggerisce il nome, sono i classici meme a doppia scritta, una posta nella parte alta della template e la seconda in quella bassa.
Si dividono in due sottocategorie:

Double Row Classic: non sono altro che un caso particolare dei meme rage e advice, alcuni dei quali presentavano già un text diviso in due parti, ma una delle due conteneva un messaggio stereotipato e costante (ad esempio in Bill O’Reilly la parte sotto era sempre un “Non puoi spiegarlo”, in Cereal Guy la superiore recitava “Non dico che”);

Double Row : la vera e propria rivoluzione. A differenza dei Classic, utilizzano template anche non ricorrenti, ma che semplicemente hanno ispirato l’autore del meme a scrivere una certa battuta. Proprio questa è la particolarità che scardina tutto il sistema preesistente: i meme non sono più vincolati da stereotipi, si possono fare su qualsiasi immagine.
  

Multi-Text e Stories 
Lo step successivo al Double Row, i M-T sono caratterizzati dalla presenza di più frasi brevi disposte in ordine sparso sopra la template, per sottolineare un pensiero o un monologo che l’oggetto presentato nella base sta avendo con il lettore.
Le Stories sono un insieme di meme aventi la stessa template (identica o che subisce variazioni nelle posizioni dei personaggi presenti in essa) che formano appunto una “storia”.


Come si può ben vedere, i meme hanno subito una costante evoluzione, sono diventati più immediati nella forma, giocando maggiormente sull’impatto visivo, sono più sofisticati nell’editing e soprattutto sono diventati di dominio pubblico. Se una volta erano una sorta di esclusiva per un pubblico ristretto, che era a conoscenza di determinate battute (coloro che venivano definiti “nerd”), oggigiorno, con la diffusione di social network come Tumblr, Reddit, Facebook o Instagram, passano letteralmente per le mani di tutti.
Chiunque viene a contatto con questa sottocultura della rete e ne può entrare a sua volta a far parte creando nuovi contenuti o manipolando quelli già esistenti. Proprio questa accessibilità ha dato inizio a quella che io definisco “nausea del meme”. Ormai chiunque può aprire una pagina Facebook o Instagram, per citarne due e, in poco tempo, raccogliere intorno a sé un piccolo gruppo di seguaci da nutrire con le proprie creazioni.   

Questo numero immenso di pagine è stata la causa dell’aumento vertiginoso della quantità dei meme prodotti, con una conseguente perdita di qualità degli stessi. A farne le spese non è solo la battuta in sè, che nella maggioranza dei casi si aggroviglia intorno a template o background virali che vengono utilizzati fino allo sfinimento, oppure l’editing, che viene sovente trascurato, ma proprio il concetto stesso di meme, nato come un fenomeno goliardico, con l’unico scopo di far divertire la gente, che si trasfigura in un mero calcolo utilitaristico, gravitando intorno al numero di like, commenti positivi e all’obbligo di mantenere la media dei post al giorno costante. Seguendo questa logica, inevitabilmente le pagine si riempiono di materiale scadente, battute copiate o sempre uguali, errori grammaticali o di battitura, template tagliate o usate male.

Nonostante ciò, ritengo che con il passare del tempo quella che è attualmente una  moda andrà scemando, forse ritornando al livello di fenomeno di nicchia che l’aveva caratterizzata nei suoi primi anni.
È interessante pensare come tutto questo, nato quasi per scherzo, sia gradualmente diventato di dominio pubblico, propagandosi in tutto il mondo e possa in parte rappresentare, nel bene e nel male, un nuovo modo di esprimersi, di pensare.
Potrebbe dunque il fenomeno dei meme essere studiato nelle scuole a distanza di molti anni?
Forse, magari in sociologia, verranno visti come una sorta di espressione artistica di una generazione, fondata su una nuova forma di comunicazione a forte impatto visivo. Verrà esaltata la loro immediatezza, la loro semplicità, la capacità di intrattenere e divertire lasciando però uno spiraglio aperto alla satira, ma anche alla propaganda di informazioni utili.
Oppure tutto ciò non verrà minimamente ricordato o sarà riassunto in una mera didascalia al fondo della pagina.
Personalmente, sono propenso a credere maggiormente nella prima ipotesi, in quanto esiste tutt’ora una scienza che si occupa dello studio dei memi, la memetica appunto.
Essa prende in esame le cosiddette “eredità culturali”, studiandone i meccanismi di diffusione in base al contesto storico e geografico, psicologico e sociologico.
Chissà, magari un giorno avremo la fortuna di ritrovare nei libri di scuola il meme che tanti anni prima ci aveva fatto morire dal ridere…





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