6/21/2016
L'estinzione invisibile
Che cos’é una lingua?
Secondo i dizionari e molti studiosi essa è solo “un insieme di CONVENZIONI NECESSARIE per la comunicazione tra i singoli appartenenti di una comunità”. Ma in realtà si può etichettare una lingua con una definizione così banale e semplicistica o essa racchiude in sé molto di più?
La nascita delle prime lingue si data intorno al periodo Paleolitico Superiore, tempi in cui i primi Homo Sapiens si riunirono in gruppi abbastanza numerosi per formare delle comunità e si sentiva quindi la necessità di comunicare più rapidamente. É sorprendente come ogni gruppo umano sulla Terra sia riuscito, probabilmente partendo da radici comuni, a differenziare le lingue a tal punto da caratterizzare ogni zona abitata e arrivare a creare dal nulla più di 10000 lingue.
Lo sapevate che gli Yupik (una popolazione eschimese) hanno ben 99 modi di nominare le formazioni di ghiaccio? Oppure che alcune popolazioni tribali amazzoniche hanno più di 20 modi per definire il colore verde? Ebbene, da ciò si deduce che ogni lingua contiene la vita di un popolo e della terra in cui esso vive e sopravvive, che ha imparato a conoscere quasi come una seconda pelle.
La lingua però non è solo questo, essa è lo specchio del passato di ogni popolo, un simbolo dell’individualitá di ogni uomo e della volontà di appartenere a una comunità che ha lottato per riuscire a superare i secoli.
Se le lingue sono dunque così importanti, allora perché la società cerca di eliminarle?
Oggi, infatti, la globalizzazione invoglia la totalità degli abitanti terrestri a comunicare solo più attraverso determinate lingue, come l’inglese, lo spagnolo, il cinese o l’arabo perché esse sono le lingue della scienza, del commercio e, in parole povere, del guadagno.
É stimato che ogni due settimane scompaia una lingua e che ogni anno quasi 100 lingue vengano declassate come dialetti e non siano più considerate lingue ufficiali, quindi aventi diritto di protezione. Continuando con questa agghiacciante costanza fra circa cinquanta anni non si parlerà altro che le lingue ufficiali più popolari di ogni paese, sempre che esse non vengano ridefinite semplici dialetti.
Tutto ciò non accade per la prima volta, ma è invece un retaggio che ripropone fatti già accaduti in passato. Si pensi solo alla conquista dell’America e di come gli spagnoli a sud e gli inglesi e i francesi a nord abbiano voluto imporre alle popolazioni indigene la loro lingua o, andando più indietro nel tempo, all’impero romano che, nella sua opera di soggiogazione europea impose il latino come lingua ufficiale a tutti i popoli sottomessi.
Ovviamente non è una “blasfemia” apprendere altre lingue, anzi, è un valore aggiunto perché, come dice un proverbio ceco : “Imparate una nuova lingua e avrete una nuova anima”. Con essa si potrà vedere il mondo con una nuova prospettiva e capirlo in un modo innovativo e inaspettato.
Al contrario, si può considerare quasi un reato dimenticare una lingua, poiché significa uccidere per sempre un popolo e la sua cultura. Come fa intendere Primo Levi nel suo capolavoro letterario “Se questo é un uomo”, un uomo privato della sua cultura e delle sue origini non é nessuno, come se non fosse mai esistito.
Se in questi ultimi anni sono state create decine e decine di associazioni che proteggono animali, prodotti, piante in via di estinzione per la protezione delle lingue invece è stato fatto ben poco, ma la società moderna dovrebbe battersi anche per questo, per non perdere altre parti di storia e umanità.
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