11/04/2016

Breve racconto di un onesto contadino ed una capra borghese



Il suddetto racconto potrebbe essere ambientato in qualsiasi Paese d’Europa o degli USA, o più in generale in ogni paese ricco del globo, nel ventunesimo secolo. E’ la storia di un normalissimo ragazzo di famiglia di ceto medio, che non ha né più né meno dei suoi coetanei, dal punto di vista mentale, economico, sociale o quant’altro.





Al ragazzo in questione viene impartita un’educazione che si potrebbe definire perfetta: impara a portare rispetto verso le persone, non prendersela con i più deboli, seguire la legge, dare non troppa importanza a videogiochi e mezzi tecnologici e mangiare sano.
Fin dai primi anni scolastici dedica molto tempo allo studio e viene sempre premiato con alti voti, alle elementari così come alle medie, al liceo e all’università ed è destinato a trovare una buona occupazione con un lauto stipendio. Come tutti i suoi coetanei, ha un gruppo di amici e pratica sport nel tempo libero.

Sembra quindi che il quadro della sua vita sia perfetto e che il suo avvenire non possa essere che benigno.

Sembra.

In verità nel suo piano c’è un difetto, abbastanza comune per la sua generazione, ma che avrà ripercussioni gravi sul suo futuro: si dimentica di osservare il mondo che lo circonda; non si interessa né di economia né di politica; non guarda i telegiornali e non gli frega di cosa succede al di fuori della sua città; per lui le guerre in medio oriente, la crisi economica, il surriscaldamento globale, l’egemonia delle multinazionali e gli scioperi del lavoro sono poco più che favole, di nulla importanza.
Men che mai si sognerebbe di lottare per una di esse.

D’altro canto, le scuole da lui frequentate hanno fatto molto poco per sensibilizzarlo su questi argomenti, e i suoi amici e parenti non gli hanno mai insegnato niente a riguardo.
In questo modo, una volta cresciuto il ragazzo non diventa veramente un buon cittadino, ma solo un’erudita e molto colta capra. Non sa come va il mondo, e a poco gli serve la sua preparazione scientifica a riguardo. Sapere che nelle cellule il trasporto tra il nucleo e il citoplasma avviene per mezzo di pori nucleari specializzati che perforano la membrana nucleare non gli è molto d’aiuto.

Purtroppo non è l’unica persona ad essere cresciuta così. Molte altre sono diventate esattamente come lui, e hanno condotto una normalissima vita, magari anche ricca di successi e soddisfazioni. Ma questo non è il caso del nostro amico: egli, dopo qualche anno passato a lavorare per una grande e ricca azienda internazionale, viene licenziato a causa della grave crisi economica, che sta portando il suo paese allo sfacelo, quasi alla bancarotta.
Non riesce a trovare un’altra occupazione degna del suo titolo di studio, e per questo nasce e cresce dentro di lui il germe dell’insoddisfazione, che lo porta a chiedersi di chi siano le colpe della sua condizione economica, ma senza ragionare: si convince che la colpa di questa situazione è dei negri, perché arrivano nel suo paese, gli tolgono lavoro e fanno gli attentati, dei politici perché sono tutti corrotti e pensano solo a scopare e fottere soldi allo stato, dei napoletani perché non sanno fare altro che produrre rifiuti, clonare targhe ed evadere il fisco e dei comunisti, che anche se non hanno più un partito continuano a lavorare in segreto per realizzare il loro piano malefico: abolire la proprietà privata; una volta arrivato a queste conclusioni, decide saggiamente di raccontare la sua storia al bar che frequenta abitualmente, riscuotendo, ovviamente, gli applausi di altre capre come lui, facendolo sentire come il Matteo Salvini della situazione. A questo punto, però, mi piace pensare che intervenga una persona apparentemente inadeguata alla situazione, ad esempio un contadino, venuto in città per vendere i suoi prodotti.


Questo è ciò che gli dice:

“A quanto pare, sembra che tu te ne intenda molto di attualità, economia e di politica; o almeno, questo è ciò che lascerebbero pensare gli applausi che riscuoti e i tuoi titoli di studio. E invece sei solo una capra ignorante travestita da uomo colto. Sai, io non ho potuto avere tutto quello che hai avuto tu: mio padre, mio nonno e il padre di mio nonno coltivavano la stessa area di terra che coltivo adesso io, seppur con mezzi più moderni.
Potrà sembrarti un modo di pensare retrogrado, ma i miei volevano che io continuassi la tradizione di famiglia, e per questo ho a malapena terminato gli studi presso l’istituto tecnico agrario, per poi cominciare a dare una mano a mio padre nei campi. Non ho potuto fare l’università, e anche se i miei avessero acconsentito, non avremmo avuto i soldi per farlo. Eppure, so che ti sarà difficile crederlo, i miei genitori, che se tu conoscessi probabilmente giudicheresti “ignoranti”, hanno saputo insegnarmi qualcosa a te ignoto: il valore dell’esser cittadino; la consapevolezza di essere fortunato a trovarmi in uno stato che indubbiamente è in crisi, ma che comunque è libero, in cui vige la democrazia e che tanti uomini hanno versato sangue e hanno perso la vita per ottenere questa libertà; per loro rispetto, ho imparato ad andare a votare, ad informarmi su chi può governare meglio la mia nazione per capire a chi dare quel voto; ho capito che ci sono cose da sapere, apparentemente superflue, che non si possono imparare a scuola, in un ambiente di lavoro o in strada, come dicono certi rapperucci da quattro soldi.
Chi le sottovaluta finisce per diventare come te: un populista disinformato ma incravattato. Chissà, continuando ad avere questo atteggiamento potresti addirittura arrivare a votare Lega Nord, se già non lo fai”.

Umiliato in questo modo, il nostro uomo di successo fallito lascia il bar, scuro in volto e colmo d’ira. Non ricorda di esser mai stato umiliato in questo modo. E a umiliarlo è stato un barotto di merda, per giunta.


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