11/10/2016
Madre Teresa santa come i martiri dell'Isis
Il 4 Settembre 2016 verrà ricordato nel futuro, da credenti e non, come il giorno della tanto agognata (questa volta solo da alcune categorie di devoti) canonizzazione della suora missionaria, premio Nobel per la Pace nel 1979, Madre Teresa di Calcutta. Tanto si potrebbe dire e tanto è stato già detto su questa figura che possiamo dire essere ancora viva tra di noi (in termini di influenza mediatica) e ora come mai sulla bocca di tutti; una delle questioni più dibattute, su cui anche io mi schiererò, è proprio quella riguardo alla recente santificazione.
Innanzi tutto, cosa faceva Madre Teresa? dove operava? e come?
La risposta a queste domande è presto detta: l’occupazione principale della suora missionaria fu quella di istituire centri di accoglienza e cura per persone povere in India e in altri paesi poveri: si stima che alla sua morte il numero di queste si aggirasse intorno a cinquecento. Fin qui nessun problema, ma quando indaghiamo sull'ultima domanda ecco che sorgono i dubbi. Lascerei da parte le speculazioni incerte in cui rientrano i fantomatici “soldi spariti o che non sono stati spesi” e i non meno famosi “controversi contatti politici” ma mi limiterei ad una pura trattazione dei fatti.
“ero arrivato alla conclusione che fosse non tanto un'amica dei poveri quanto un'amica della povertà. Lodava la povertà, la malattia e la sofferenza come doni dall'alto, e diceva alle persone di accettare questi doni con gioia.”
[Christopher Hitchens - La posizione della missionaria: teoria e pratica di Madre Teresa]
Le strutture fondate dalla suora albanese furono giudicate inadeguate alla cura dei malati che ospitavano da importanti riviste di divulgazione medica, tra cui il British Medical Journal; tutti gli orrori riportati, dal riutilizzo degli aghi delle siringhe alle diagnosi mancate, sono perfettamente reali ed è facile trovarlo nella pubblicazione “La posizione della missionaria: teoria e pratica di Madre Teresa” (si noti il riferimento sessuale nel titolo) di Christopher Hitchens e in quelle dei ricercatori dell’University of Montreal Serge Larivie e Genevieve Chenard che hanno analizzato e studiato a fondo più di 300 documenti ed è inoltre stato prodotto un documentario intitolato “Mother Teresa: Time for Change?”. Ora, starete forse pensando che stia per propinarvi il solito “ecco, vedete che Madre Teresa era una stronza, non una santa”, bene, vi sbagliate. Madre Teresa santa è, santa rimane e santa deve essere.
“Tralasciando i vari processi di canonizzazione che variano da religione a religione in linea di massima si può dire santo chi dimostra un'enorme fede mediante azioni uniche e straordinarie” [Friedrich Von Hardenberg]
La filosofia di Madre Teresa di Calcutta è quanto di più affine e correlato alla divinità un uomo sia mai riuscito a fare: l’accettazione del dolore e della sofferenza come il “migliore dono di Dio” (la suora è infatti famosa per le sue frasi di elogio alla sofferenza come “Stai soffrendo come Cristo in croce, di sicuro Gesù ti sta baciando!” pronunciata a un moribondo), il pregare nel miracolo piuttosto che correre in ospedale (nessun malato fu mai trasportato in ospedale da una casa gestita da Madre Teresa) è la più forte dimostrazione della fede nel Dio sommamente buono. La suora missionaria dimostrò infatti un’enorme fede nel suo Dio spostando il baricentro della sua vita nell’aldilà a sfavore dell’al-di-qua e accettando la sofferenza mortale come ultima prova da superare per ottenere la vita eterna; fede forse seconda solo a quella di Gesù Cristo. Per questa sua dedizione a Dio così grande (da definire senza mezzi termini come una posizione estremista) che la spinse a fare del bene (o quel che lei intendeva con questo termine) a migliaia e migliaia di poveri (sorvolando sul miracolo necessario per la canonizzazione) Madre Teresa deve essere fatta santa.
Ho detto prima che la fede della suora di Calcutta è seconda solo a quella di Cristo stesso, ma mi sono sbagliato: esistono moltissime altre persone che condividono con Madre Teresa la medesima intensità di fede. Per trovare i lori nomi occorre soltanto scrivere su google qualcosa come “attentatori Parigi nomi” oppure “terroristi nomi” ed ecco che davanti ai vostri occhi avrete un’intera lista di santi (chiedo scusa per questa parola, so bene che all’islam è sconosciuto il concetto di santo a favore di quello di martire); combattere la jihad non è forse la più grande manifestazione di fede che un musulmano possa dare?
Qual è la morale di tutto questo?
Che i santi, in quanto fondamentalisti per definizione, sono in ogni caso un cattivo esempio. È certo che di tutte le religioni quella cristiana è forse quella che ispira più tolleranza assieme a quella pastafariana, ma è altrettanto certo che le azioni di Madre Teresa non debbano da nessuno essere imitate.
“Cinquantamila sono morti con il “biglietto per il cielo”, mi disse orgogliosa nel maggio del ‘97 in casa del cardinale Pio Laghi, consentendomi di filmarla, in quello che sarebbe diventato il suo testamento televisivo, a pochi giorni dall’ultimo viaggio in India e a pochi mesi dalla sua dipartita terrena”
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