La vita umana è fatta di costanti.
Proprio così, di costanti.
Di qualcosa che si ripete, nonostante il passare del tempo, sempre uguale. Qualcosa che ci dona la forza di rimanere aggrappati alla vita, di continuare a resistere.
L'uomo ha bisogno di certezze.
Ognuno ha le proprie: un parente, un amico, un luogo speciale, anche solo una particolare abitudine che si protrae invariata lungo tutto il corso dell'esistenza.
Le nostre personali certezze ci fanno sentire protetti e sicuri: si ripone la propria fiducia in qualcosa o in qualcuno che ci sarà sempre, per noi.
O quasi sempre.
Sì, perché molte volte anche le certezze vengono meno, anche le più radicate, sulle quali avevamo sempre fatto affidamento, in un attimo non ci sono più.
Improvvisamente siamo spaesati, dubbiosi, insicuri, arrabbiati, tristi, ci sentiamo nudi di fronte all'eventualità e al caso.
In una parola, ci sentiamo indifesi.
E proprio in questi attimi ci accorgiamo di quanto fosse importante per noi quella persona, quella cosa, quell'albero, quella casa, quella città.
Ci rendiamo conto di quanto spazio occupavano nel nostro cuore quando è troppo tardi.
"And you only need the light when it's burning low
Only need the sun when it start to snow
Only know you love her when you let her go" [Passenger]
Il distacco verso qualcosa o qualcuno a cui si è molto legati non è mai privo di difficoltà o dolore.
A volte, questo improvviso vuoto che si è aperto nel nostro animo può essere incolmabile, come nel caso della perdita di una persona a noi cara, che per quanto ci sforziamo non riusciremo mai completamente a sostituire.
In altri casi si può riuscire con meno difficoltà a superare l'improvvisa mancanza con la ricostruzione di quello che Pascoli chiamava "il nido", il quale non è in questo caso da intendere strettamente con il significato di "nucleo familiare", bensì come la creazione di nuove abitudini, nuovi posti, nuove relazioni, nuove certezze.
Il distacco comporta inevitabilmente un cambiamento da parte nostra, per riuscire ad adattarci alle nuove situazioni, alle nuove sfide che la vita ci pone davanti.
L'errore più grande è arrendersi, fermarsi, lasciarsi schiacciare dal dolore, dalla nostalgia o da qualsiasi altro sentimento che ci riporti morbosamente a ciò che abbiamo perduto.
William Blake, uno dei maggiori esponenti della poetica inglese, con il sul capolavoro "Songs of Experience" fa chiaramente intendere la sua visione in merito: l'uomo non può rimanere per sempre un bambino, non potrà mai avere sempre tutto ciò che vuole nel modo in cui lo desidera perché la vita è fatta di difficoltà ed ostacoli ed egli deve imparare ad affrontarle e conviverci senza esserne sopraffatto.
Così facendo, l'individuo non può che trarne beneficio, maturando progressivamente la sua esperienza e uscendone provato, ma più sicuro.
A volte, questo improvviso vuoto che si è aperto nel nostro animo può essere incolmabile, come nel caso della perdita di una persona a noi cara, che per quanto ci sforziamo non riusciremo mai completamente a sostituire.
In altri casi si può riuscire con meno difficoltà a superare l'improvvisa mancanza con la ricostruzione di quello che Pascoli chiamava "il nido", il quale non è in questo caso da intendere strettamente con il significato di "nucleo familiare", bensì come la creazione di nuove abitudini, nuovi posti, nuove relazioni, nuove certezze.
Il distacco comporta inevitabilmente un cambiamento da parte nostra, per riuscire ad adattarci alle nuove situazioni, alle nuove sfide che la vita ci pone davanti.
L'errore più grande è arrendersi, fermarsi, lasciarsi schiacciare dal dolore, dalla nostalgia o da qualsiasi altro sentimento che ci riporti morbosamente a ciò che abbiamo perduto.
William Blake, uno dei maggiori esponenti della poetica inglese, con il sul capolavoro "Songs of Experience" fa chiaramente intendere la sua visione in merito: l'uomo non può rimanere per sempre un bambino, non potrà mai avere sempre tutto ciò che vuole nel modo in cui lo desidera perché la vita è fatta di difficoltà ed ostacoli ed egli deve imparare ad affrontarle e conviverci senza esserne sopraffatto.
Così facendo, l'individuo non può che trarne beneficio, maturando progressivamente la sua esperienza e uscendone provato, ma più sicuro.
"Siamo tutti migranti. Stiamo permanentemente abbandonando una terra per trasferirci altrove. Siamo migranti quando lasciamo i vecchi schemi e le vecchie abitudini per aprirci a nuove circostanze di vita. Un matrimonio, una separazione, la morte di una persona cara, un viaggio, persino la natura di un libro sono delle migrazioni interiori. Ogni migrazione esteriore a poco a poco diventa anche interiore. Gli ostacoli possono trasformarsi in occasione di crescita. È un processo lungo e doloroso" [Christiana de Caldas Brito]Anche se si è colmi di dolore per un distacco recente, non bisogna mai lasciare che siano i sentimenti a guidare le nostre azioni: ogni situazione, per quanto inizialmente possa sembrare spiacevole o angosciante, con il tempo passerà, nello stesso identico modo in cui un momento piacevole, un'esperienza inebriante a loro volta finiscono. Rimanere aggrappati ai momenti tristi, al dolore della perdita e del distacco ci farebbe soltanto perdere di vista le cose belle che invece ci sono ancora.
Nulla dura per sempre. La vita è come un continuo susseguirsi di immagini che ci scorrono davanti agli occhi: sta a noi scegliere quali ricordare e quali dimenicare, quali portare nel cuore e quali gettare per avere più posto per nuove esperienze migliori.
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