5/28/2016

Musicalmente



Dopo un'ardua giornata di scuola, stravaccato sul divano, sei intento a pensare a cosa, in questo momento, è in grado di garantirti un minimo di sollievo. Ad un certo punto, quando ti sembra ormai una ricerca vana ed illusoria, l'occhio ti cade sulle cuffiette poste sul tavolino che sta proprio lì, davanti a te, ma di cui non ti eri minimamente accorto a causa della tua spossatezza. Le poni comodamente sulle orecchie e scegli la traccia giusta. Premi il tasto e, voilà,  inizia la magia.

Per quanto la tua giornata possa essere stata pesante, per quanto tutto possa sembrarti seguire la prima legge di Murphy, nel mondo della musica ti gusterai una melodia che sarà capace di sradicarti dalla realtà e di portarti in un universo parallelo, più magico di quello di Hogwarts, come disse lo stesso Silente. Ti sentirai accarezzato dal vento, cullato dalle onde, abbracciato dalla luce di un tramonto. Sentirai un'infinità di emozioni dentro di te, dalla gioia alla malinconia, dalla grinta alla rabbia, dall'euforia fino alla compassione. Tutto questo in un semplice quanto complesso susseguirsi ed accavallarsi di note.
Non esiste uomo sulla faccia della Terra a cui non piaccia la musica. Eppure, nonostante questo, siamo capaci di trattare quest'arte in modo assolutamente improprio. Andando nel concreto, penso che neanche il più ritardatario e sbadato degli uomini possa arrivare al punto di eseguire una costruzione prospettica a fini scolastici in autobus, a mano libera e poggiando il foglio sulle proprie ginocchia. Se tale atteggiamento è indegno per ciò che dovrebbe definirsi arte, lo è anche per la musica. Così, quando si sta tornando da una gita e si sono già trascorse ore sullo stesso pullman dove (per usare un eufemismo) non si può dire che l'ordine e il silenzio regnino sovrani, non è neanche lontanamente pensabile di mettere della musica, perché nessuno avrà più la capacità di ascoltarla (non sentirla, sia ben chiaro). Essa rimarrà dunque un "sottofondo", una voce a cui non si presta attenzione e in cui il tempo di una traccia è utilizzato unicamente per pensare a quella successiva.
La musica non ha questo ruolo. Lei è molto di più. E anche se non si è al punto di affermare "Vivo per lei", come la nota canzone, si deve almeno portarle rispetto. Usarla quando è il caso, con moderazione. Non troppo, ma neanche troppo poco. Quando? Quando ne sentite il bisogno: lasciate che sia lei a dirvelo.

Nessun commento:

Posta un commento