2/02/2017

La concezione poetica nella Divina Commedia


La Divina Commedia, capolavoro della letteratura italiana e internazionale, narra il viaggio compiuto dal poeta Dante Alighieri attraverso i  tre mondi dell'aldilà. Oltre alla descrizione dei luoghi e personaggi incontrati nel suo cammino, sono soventi nell'opera, colloqui con figure illustri e poeti che trattano di argomenti letterari, grazie ai quali è possibile comprendere l'evoluzione della concezione poetica dantesca.

E. Delacroix,. La barca di Dante. 1822.



G. Dorè. Paolo e Francesca. 1861
Nel canto V dell'Inferno il poeta incontra due giovani amanti, Paolo e Francesca, condannati a sopportare le pene del girone dei lussuriosi in quanto colpevoli di adulterio. Attraverso la voce di Francesca, nella quale riecheggia il linguaggio guinizzelliano (Amor ch'al cor gentil ratto s'apprende) e presenta riferimenti al romanzo cavalleresco Lancillotto di Chrétien de Troyes (Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse), egli condanna la poetica dell'amor cortese: essa infatti ha portato al peccato i due giovani, poichè hanno tradotto la lettura cortese-cavalleresca nella loro vita. Dunque la poesia cavalleresca, e di conseguenza quella stilnovista, viene vista come poesia pericolosa, che porta alla perdizione e al peccato.



D. Morelli. Dante e Virgilio nel Purgatorio.
Tuttavia nel Purgatorio, attraverso i dialoghi avvenuti con due poeti contemporanei, la sua concezione poetica subisce una variazione. Nel canto II  Dante ritrova il cantore delle sue poesie, Casella, il quale si appresta a cantare, allietando i purganti e il poeta stesso, ma è immediato l'ammonimento di Catone (Che è ciò, spiriti lenti? [...] Correte al monte a spogliarvi lo scoglio / ch'esser non lascia a voi Dio manifesto). Da ciò si evince che l'arte poetica dona gioia e conforto all'anima, ma non deve sviare l'uomo dal dovere cristiano.




G. Vasari. Sei poeti toscani.1544.


Nel canto XXIV invece, il colloquio tra Dante e Bonagiunta Orbicciani ha per argomento il passaggio da un modo di poetare, le poesie dello stesso Bonagiunta, Guittone da Arezzo e  Iacopo da Lentini, ormai superate, ad un altro innovativo di cui lo stesso Dante ne è l'artefice, il dolce stil novo. Da quando compose "Donne ch'avete intelletto d'amore" il Poeta ebbe come fine primo quello di annotare le parole dettategli da Amore, lodando la sua donna ed  esaltandone la bellezza, segno esteriore della sua perfezione spirituale (I' mi son un che, quando / Amor mi spira,noto, e a quel modo / ch' e' ditta dentro vo significando).




L. Signorelli. Stazio.
Sempre nel Purgatorio avviene l'incontro con Stazio, poeta latino vissuto sotto la dinastia dei Flavi e autore della "Tebaide" ed "Achilleide". Attraverso tale personaggio, l'autore dimostra come la poesia possa ispirare altri poeti ed avvicinarli a Dio. Grazie ad un passo della quarta buccolica virgiliana, Stazio si converte al cristianesimo (per te poeta fui, per te cristiano): Virgilio è dunque il poeta pagano che pur non praticando il cristianesimo se ne fa profeta e guida i suoi lettori verso tale insegnamento. Stazio rappresenta invece il poeta pagano convertito che però non ha il coraggio di tradurre la sua fede nelle sue opere letterarie (ma per paura chiuso cristian fu'mi, / lungamente mostrando paganesimo) e proprio per questa tiepidezza ha dovuto scontare una pena nella cornice degli accidiosi (e questa tiepidezza il quarto cerchio / cerchiar mi fé più che 'l quarto centesmo). Infine Dante è l'uomo e poeta cristiano che ha il compito di diffondere un messaggio utile per condurre i lettori a Dio, come afferma egli stesso per mezzo di Beatrice: "Tu nota; e si come da me son porte,/ così queste parole segna a' vivi / del viver ch'è un correre a la morte" (Purgatorio XXXIII). Egli è infatti il  poeta-profeta, incaricato dalla volontà divina, che ha la missione di trasmettere  la buona parola del cristianesimo.


G. Dorè. Dante e Beatrice contemplano
l'Empireo. 

Ma è solo nel Paradiso che Dante comprenderà chiaramente la vera importanza della sua opera. Nel colloquio che avviene ne canto XVII, Cacciaguida, oltre che prevedere il futuro del poeta, lo ammonisce di riportare tutto ciò che ha visto nel suo viaggio, senza tralasciare alcun particolare e senza preoccuparsi se la verità riportata potrà mostrarsi per alcuni molesta, perchè solo in questo modo la sua sarà una poesia con una funzione profetica, educativa, etica-religiosa e veritiera, portatrice di pace e salvazione.




Nella  Commedia si assiste ad una vera e propria evoluzione della concezione di poesia da parte dell'autore stesso. Da una letteratura che può portare al peccato e alla sofferenza eterna (Inferno), Dante passa a considerare la  poesia come strumento che allieta l'animo umano senza però sviarlo dalla retta via, che si pone a servizio di Dio  e che può essere mezzo di conversione per poeti ed uomini (Purgatorio). Giunto alla fine del viaggio  il poeta si convince di aver composto un sacrato poema, ovvero un poema sacro,  che per incarico voluto direttamente da Dio, ha il compito di  educare moralmente l'uomo e avvicinarlo all'insegnamento cristiano: la sua poesia diventa il mezzo per diffondere il bene e la salvezza.


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